venerdì 27 gennaio 2017

Dalle leggi razziali alla Shoah in Italia

1937
Diffusione dell’antiebraismo in Italia, con campagne di stampa e pubblicazioni.
4-15 febbraio 1938
Il Ministero dell’Interno dispone il censimento della religione professata dai propri dipendenti.
14 luglio 1938
Pubblicazione del documento “Il fascismo e i problemi della razza”. Il testo (talora noto col titolo “Manifesto degli scienziati razzisti”) fornisce le basi teoriche all’introduzione ufficiale del razzismo.

22 agosto 1938
Censimento speciale nazionale degli ebrei, ad impostazione razzista. Vengono censite 58.412 persone aventi per lo meno un genitore ebreo; di esse, 46.656 di dichiarano apertamente ebree (pari a circa l’1 per mille della popolazione della penisola).

1-2 settembre 1938
Il Consiglio dei ministri approva un primo gruppo di decreti antiebraici. Essi contengono tra l’altro provvedimenti immediati di espulsione degli ebrei dalla scuola e di espulsione della maggior parte degli ebrei stranieri giunti nella penisola dopo il 1918.
6 ottobre 1938
Il Gran consiglio del fascismo approva la Dichiarazione sulla razza. Il testo detta le linee generali della legislazione antiebraica.
7-10 novembre 1938
Il Consiglio dei ministri approva un secondo e più organico gruppo di leggi antiebraiche. Esse tra l’altro contengono la definizione giuridica di “appartenente alla razza ebraica” e dispongono il divieto di matrimonio tra “ariani” e “semiti”; inoltre contengono provvedimenti di espulsione degli ebrei dagli impieghi pubblici, dalla scuola, di limitazione del loro diritto di proprietà, ecc.
1938-1942
Espulsione totale degli ebrei dalle forze armate; divieto di pubblicazione e rappresentazione di libri, testi, musiche di ebrei o riguardanti la cultura ebraica; sostanziale espulsione dalle libere professioni; progressiva limitazione delle attività commerciali, degli impieghi presso ditte private, delle iscrizioni nelle liste di collocamento al lavoro.
9 febbraio 1940
Mussolini fa comunicare ufficialmente all’Unione delle comunità israelitiche italiane che tutti gli ebrei italiani dovranno lasciare l’Italia entro pochi anni.
10 giugno 1940
Ingresso dell’Italia in guerra. Internamento e confino degli ebrei italiani giudicati maggiormente “pericolosi nelle contingenze belliche” e degli ebrei stranieri cittadini di stati aventi una politica antisemita. (Nascita campi come quello di Isernia e Manfredonia, ma soprattutto Ferramonti di Tarsia).

Maggio 1942
Istituzione del lavoro obbligatorio per alcune categorie di ebrei italiani.
Maggio-giugno 1942
Si comincia a pianificare l’istituzione nella penisola dei campi di internamento e lavoro obbligatorio per ebrei italiani abili al lavoro di Fossoli, Grosseto, Bolzano e Borgo San Dalmazzo.

10 luglio 1943
Sbarco degli Alleati in Sicilia.
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15-25 luglio 1943
Decisione italiana di consegnare alla polizia tedesca gli ebrei tedeschi presenti nella Francia sudorientale occupata dall’Italia; direttiva di trasferimento a Bolzano degli internati (per lo più ebrei stranieri) del campo di Ferramonti di Tarsia in Calabria.

25 luglio 1943
Caduta di Mussolini.

Estate 1943
Il nuovo governo guidato da Badoglio blocca l’attuazione delle disposizioni del maggio-luglio precedente, revoca alcune circolari, lasciando tuttavia in vigore tutte le leggi persecutorie.

8 settembre 1943
Annuncio dell’armistizio tra il Regno d’Italia e gli Alleati. Fuga del re e del governo al sud, oltre la linea Gustav.

10 settembre 1943
Inizio ufficiale dell’occupazione militare tedesca della penisola; nelle regioni di Trieste e Trento i tedeschi istituiscono le Operationszonen Adriatisches Kuestenland e Alpenvorland, assumendovi anche i poteri civili.
La risiera di San Sabba viene convertita ed utilizzata come campo di prigionia e smistamento: vi transiteranno circa 25000 persone (dal 1944 diventerà un vero campo di sterminio con l’attivazione di un forno crematorio, con un numero di vittime stimato tra le 3-5 mila).

Settembre 1943
Liberazione dell’Italia meridionale e della Sardegna da parte degli Alleati. Nascita delle prime formazioni partigiane nel centro-nord. Colloqui di Mussolini con responsabili nazisti in Germania.

15-16 settembre 1943
Primo convoglio di deportazione di ebrei arrestati in Italia (da Merano) e primi eccidi di ebrei nella penisola (sulla sponda piemontese del lago Maggiore); entrambi ad opera dei nazisti.

23 settembre 1943
1.  Costituzione di un nuovo governo fascista guidato da Mussolini, che assume l’amministrazione dell’Italia centrale e settentrionale (escluse le Operationszonen). Successivamente il nuovo Stato viene denominato Repubblica sociale italiana (Rsi).
2.  Una disposizione interna della polizia tedesca inserisce ufficialmente gli ebrei di cittadinanza italiana tra quelli immediatamente assoggettabili alla deportazione.

26-27-28 settembre 1943
Episodio dell’“oro di Roma” e razzia dei beni del ghetto ebraico romano.
16 ottobre 1943
Le forze nazifasciste attuano a Roma una retata di ebrei, la più consistente dell’intero periodo. Due giorni dopo vengono deportate ad Auschwitz 1023 persone.

14 novembre 1943
Approvazione a Verona del “manifesto programmatico” del nuovo Partito fascista repubblicano, il cui punto 7 stabilisce “Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”.

30 novembre 1943
Diramazione dell’Ordine di polizia n. 5 del Ministero dell’interno della Rsi, decretante l’arresto degli ebrei di tutte le nazionalità, il loro internamento dapprima in campi provinciali e poi in campi nazionali, il sequestro di tutti i loro beni (alcune settimane dopo verrà disposta la trasformazione dei sequestri in confische definitive).

Dicembre 1943
Allestimento del campo nazionale di Fossoli, in attuazione dell’ordine del 30 novembre (i primi ebrei vi vennero trasferiti dai campi provinciali a fine mese).

4-14 dicembre 1943
Decisione tedesca di riconoscere alla Rsi il ruolo principale nell’organizzazione e nella gestione degli arresti e dei concentramenti provinciali.

20 gennaio 1944
Inizia il processo di abrogazione delle leggi razziali tramite il Regio Decreto legge n. 25 e n. 26. Il lavoro di rimozione delle norme razziali emanate dal regime fascista nel 1938 durerà quasi mezzo secolo. Si sono resi necessari più di ottanta provvedimenti legislativi affinché fossero restituiti i pieni diritti civili e politici agli ebrei. Bastano questi dati per comprendere come la cancellazione delle leggi antisemite in Italia non sia stato affatto un processo repentino. La fine della dittatura fascista non comportò l'automatica cancellazione delle leggi antisemite. Anzi un organismo decisivo nella politica razzista del regime, come la Direzione generale della Demografia e Razza presso il ministero dell'Interno, seguitò a sopravvivere anche durante il primo governo Badoglio. Nell'ottobre 1943, una nota della presidenza del Consiglio dei ministri ammetteva che "l'abrogazione pura e semplice delle leggi che riguardano gli ebrei non è possibile perché occorre prevedere tutte le conseguenze che tali leggi hanno determinato nei patrimoni delle persone colpite e sugli interessi dei terzi resisi, nel frattempo, proprietari dei beni degli ebrei". In effetti l'ostacolo maggiore per il governo dell'Italia libera insediatosi a Salerno, era non tanto quello di restituire i diritti civili e politici ai perseguitati razziali, quanto quello di reintegrare i loro diritti patrimoniali. Liberata Roma nel giugno 1944 e insediatosi il governo Bonomi, l'attività legislativa per l'abrogazione delle leggi razziali si fece più intensa, anche perché nella capitale risiedeva la più grande comunità ebraica italiana che servì da stimolo per i legislatori. Grazie al presidente Bonomi, nel settembre 1944, ben prima cioè che finisse la guerra, entrò finalmente in vigore il decreto legge sulla restituzione dei patrimoni agli ebrei. Fu l'inizio di un periodo fecondo per quel che riguardava la piena reintegrazione dei diritti degli ebrei, periodo coinciso con la formazione dei governi di coalizione del Comitato di liberazione nazionale, della Consulta e dell'Assemblea Costituente. Uno stallo legislativo si ebbe, invece, tra il 1948 e il 1954 sotto i governi De Gasperi, Pella e Fanfani. Con la legge Terracini del 1955, che allargò ai perseguitati razziali i benefici spettanti ai perseguitati politici, riprese vigore l'attività parlamentare mirante all'abrogazione totale delle norme antiebraiche del 1938. Tale rimozione, passata attraverso l'emanazione di provvedimenti più o meno rilevanti, si è protratta sino allo fine degli anni ‘90.

5 febbraio 1944
Il capo della polizia della Rsi ordina al prefetto di Reggio Emilia di consegnare ai tedeschi gli ebrei arrestati da italiani. Si tratta del primo ordine esplicito di tal genere oggi conosciuto; pochi giorni dopo il prefetto risponde comunicando il trasferimento degli ebrei a Fossoli.

19 e 22 febbraio 1944
Partenza dei primi convogli di deportazione da Fossoli (per Bergen Belsen e Auschwitz) organizzati dalla polizia tedesca. Il campo di Fossoli si rivela quindi come il punto operativo di cerniera tra Rsi e Terzo Reich per la deportazione.

23 marzo 1944
Eccidio delle Fosse Ardeatine, a Roma; tra i 335 uccisi vi sono 75 ebrei.
4 giugno 1944
Liberazione di Roma. Avanzata Alleata nell’Italia centrale.

Fine luglio-inizi agosto 1944
Chiusura di Fossoli e trasferimento del campo nazionale a Bolzano.

24 febbraio 1945
Ultimo convoglio di deportazione di ebrei dall’Italia (da Trieste per Bergen Belsen).

Aprile 1945
Liberazione dell’Italia settentrionale.
Luglio 1944
Nasce il “Comitato Ricerche Deportati Ebrei” che ha lo scopo di raccogliere e condividere informazioni utili al ritrovamento dei deportati, di facilitarne il rimpatrio e di fornire ai parenti il maggior numero di informazioni sui propri cari.

1945
Alla fine della guerra, nel territorio liberato di Germania e Austria, vengono istituiti i Displaced Persons Camps dalla United Nations Relief and Rehabilitation Administration – UNRRA – (Amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la riabilitazione). Ex prigionieri di guerra, ex lavoratori forzati ed ex deportati liberati nei campi di concentramento e sterminio nazisti, sono in attesa di essere rimpatriati o di poter emigrare in paesi come Stati Uniti e la Palestina. La maggior parte dei campi sarà sciolta nel 1952.

2000
“Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”.

20 luglio 2000
Istituzione in Italia de “Il Giorno della Memoria”, con la legge n. 211 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000.

Informazioni tratte dai siti internet: http://www.ucei.it e http://www.ilvelino.it

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